GIORNATA DEL SEMINARIO | 28 gennaio 2024
La vocazione: mistero inafferrabile
Parlare di vocazione significa parlare di qualcosa di indefinibile, inafferrabile.
Nessuno di noi sa fino in fondo il come, e soprattutto il perché, di certe grandi scelte compiute nella vita. Spesso siamo smossi da una intuizione che ci permette di considerare quella strada come percorribile.
C’è un giorno preciso, un evento, un incontro, un volto, un testimone che sveglia in noi l’interrogativo e che spesso, in maniera sbrigativa, mettiamo da parte, anestetizziamo. Sorgono ambiguità, dubbi, tentazioni, paure.
C’è poi una storia, la nostra storia personale, dove quell’interrogativo, quella domanda sospesa ci accompagna ed esige una nostra risposta, la nostra decisione, il nostro sì, il nostro eccomi. Questo interrogativo, opera dell’Autore della vita, ci turba, ci angoscia, non ci fa dormire la notte perché ci costringe a misurarci con l’indeterminatezza, con l’incertezza della vita e del futuro. Un futuro che certamente ci spaventa. Eppure basta aver vissuto un po’ di anni per percepire e sapere che raramente la vita si può controllare, determinare, programmare.
Gesù Cristo nel suo Vangelo afferma che “chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”.
La vita si riceve, ci sorprende ed è rimessa in gioco dagli eventi e dagli incontri che accadono e che il più delle volte non siamo noi a pianificare o a programmare. Forse proprio in questo sta il bello della vita, della vocazione che in essa si apre e che ci interpella su cosa vogliamo dire, fare e soprattutto su chi vogliamo essere e a Chi vogliamo rispondere.
Ecco perché è così importante riflettere e prendere sul serio il tema della vocazione perché in esso ne va della nostra vita e del nostro futuro. Ecco perché possiamo e forse dobbiamo anche ringraziare il Seminario Interdiocesano che con la ricorrenza della Giornata del Seminario ci costringe e ci permette di ragionare su tale questione.
Federico Boetti