Omelia del vescovo Egidio – Giornata del Seminario / Lettorato di Cristiano Bellino e ad Adriano Stefanoni
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30 Gennaio 2021 - Parrocchia del Ferrone

«L’evangelista Marco inizia a narrare la vicenda di Gesù con una sintesi magistrale: in pochi versetti, una trentina – ha detto il vescovo Egidio nell’omelia alla celebrazione eucaristica di sabato 30 gennaio nella chiesa del Ferrone, per il conferimento del ministero del lettorato a Cristiano Bellino e ad Adriano Stefanoni –, introduce il suo Vangelo, ci parla di Giovanni il battezzatore, del battesimo di Gesù al Giordano e del suo ritirarsi nel deserto, della chiamata dei primi discepoli lungo il lago, e infine arriva a ciò che costituisce il contenuto della lettura di oggi e di domenica prossima: la giornata di Cafarnao, una giornata tipo della vita di Gesù, una giornata che anticipa in forma estremamente concentrata gli aspetti fondamentali del ministero di Gesù, che insegnava e predicava, guariva i malati e pregava. Chiaramente ci sarà stato spazio anche per stare con i suoi discepoli, per momenti di fraternità e condivisione, di riposo; ma il passo che abbiamo ascoltato pone l’accento sull’insegnamento di Gesù, un insegnamento che desta stupore, un insegnamento autorevole. Gli ascoltatori, dobbiamo presumere, non sanno ancora chi egli sia, intuiscono solo che quel “rabbi” è molto diverso dagli altri».

Gesù a Cafarnao di sabato

«Siamo a Cafarnao, luogo che diventerà caro a Gesù. Il primitivo villaggio di pescatori e contadini negli ultimi tempi si era ingrossato – ha proseguito il vescovo –. Lì Gesù trovò i suoi primi uditori, i primi persuasi, i primi discepoli. Quella giornata era un sabato, il giorno del riposo, il giorno dedicato al Signore; siamo nella sinagoga di Cafarnao dove vengono lette e commentate le Scritture, che, come ci ha detto la prima lettura, altro non è se non la parola del Signore rivolta al popolo per bocca di Mosè. Il brano narra che quella volta è Gesù a prendere la parola. Non ci viene raccontato che cosa precisamente dice, ma il fatto che parla come uno che ha un’autorità diversa, nuova, inedita, rispetto a quella degli scribi... Chi ascolta è investito da una potenza e da un’efficacia mai conosciute, al punto che poi accade qualcosa di straordinario, di inquietante e molto indicativo: c’è un uomo che sta nella sinagoga, che dunque ha fede e sta pregando. Ma quando la voce di Gesù lo raggiunge, qualcosa gli esplode dentro, lo spirito impuro che si annida in lui esce allo scoperto. Questo dovrebbe ancor oggi sconvolgerci, perché assistiamo alla proclamazione di una grande verità: la parola di Gesù, potente e autorevole, non sopporta i compromessi col male. Anzi, lo snida, lo costringe a rivelarsi e infine lo vince. Pur nello strazio del suo povero ospite. Di fatto, è un episodio fondamentale: ci insegna che, se non arriva a provocare la nostra consuetudine con il male e a debellarla, la parola di Gesù non ci è entrata davvero nel cuore, non l’abbiamo accolta veramente in noi. Se passa e non strazia, è perché non l’abbiamo lasciata penetrare nelle fibre profonde della nostra vita e non le abbiamo permesso di agire. Detto diversamente: è possibile vivere tutta una vita come cristiani della domenica senza lasciarsi mai toccare veramente dalla Parola di Dio!».

Gesù insegna con autorità

«È lecito, però, chiedersi anche che cosa avrà stupito gli ascoltatori, in che cosa sarà consistita l’autorevolezza del magistero di Gesù – ha continuato il vescovo –. Dove la sua specificità. E non è difficile trovare la risposta: Gesù dice le Parole della rivelazione, le parole del Padre. Lui è una cosa sola con il Padre. La Parola del Padre è la sua. Lui è la Parola vivente di Dio. C’è una totale immedesimazione in ciò che dice, c’è una totale comprensione di quella Parola. Gesù è il Verbo. Nessuno lo è stato prima e nessuno lo sarà dopo. La rivelazione in lui si compie. Perciò la sua voce ha una tinta che nessun’altra ha avuto e avrà. Lui è il “logos” che risuona nella Storia del mondo, inconfondibile, irripetibile, irriducibile a compromessi con il male. E non solo: Gesù inoltre conosce il cuore dell’uomo, di cui è creatore. Ecco perché sa parlargli come nessuno e sa dirgli la Parola di salvezza di cui ha bisogno…».

Consacrarsi alla Parola del Vangelo

«Oggi, tuttavia, questa pericope del Vangelo assume una risonanza particolare, perché, preceduta dal brano della prima lettura, fa da sfondo al ministero del Lettorato da conferire a Cristiano, seminarista incamminato verso il presbiterato, e ad Adriano, sposo e papà incamminato verso il diaconato permanente – la riflessione del vescovo –. Mi sembra molto bello che ad accompagnarli sia una pagina in cui la Parola di Dio ha una centralità assoluta, e in cui Gesù-verbo legge autorevolmente “il verbo”. La Parola nella sinagoga di Cafarnao non è solo scritta sulla pagina: è viva. E, come sentirete fra poco, le parole del Rito esortano chi riceve il Lettorato a un rapporto vivo e completo con la Parola. Leggerla, meglio, proclamarla nella liturgia, sarà gesto importantissimo, certo, ma non esaurirà il senso del ruolo assunto dai Lettori istituiti: essa dovrà diventare oggetto della loro cura, mezzo della loro educazione rivolta ai fanciulli e dell’annuncio recato agli adulti; dovranno accoglierla e riproporla, farsene insomma inesausto tramite. Il Lettore istituito, potremmo dire, si consacra alla Parola, e così si mette al servizio della fede collaborando “all’impegno primario della Chiesa”: annunciare il Vangelo ad ogni creatura».

Proclamare la Parola con autorevolezza

«Ma come sarà possibile, questo? Torno a Cafarnao: come Gesù in quel sabato, anche Adriano e Cristiano dovranno acquisire autorevolezza – la conclusione del vescovo –. E se Gesù l’aveva perché Parola egli stesso, e una cosa sola con il Padre e conoscitore dell’animo umano, così anche loro, anche voi, dovrete coltivare un rapporto costante e sincero con la Parola che annuncerete, sempre meglio penetrando nel mistero del Padre e sempre cercando in essa le verità che guariscono il nostro cuore… Il Lettore anche nel suo gesto più semplice ed evocato dal suo nome riceve, accoglie il segno delle lettere che legge e ne fa voce per i suoi fratelli. Questa è la dinamica necessaria non solo all’assemblea, ma nella vita: la Parola, dunque, entri in voi, sia oggetto della vostra comprensione e meditazione e poi da voi promani, perché i vostri fratelli ne abbiano vita, e l’abbiano in abbondanza».

+ Egidio, vescovo

 

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