Omelie per la solennità di Maria Madre di Dio – Messa per la giornata della Pace
Descrizione

La liturgia del 31 dicembre e del 1° Gennaio ci fa onorare Maria Theotókos, Maria madre di Dio. Ovvero, il cambio dell’anno avviene sotto la protezione, direi sotto il manto di colei che ci ha dato Gesù, il figlio di Dio, il Salvatore. Questo non può che indurci alla gratitudine per il tempo trascorso e alla fiducia per il tempo a venire: perché tutto accade nella presenza di Cristo e di sua madre, cioè di Dio, e la fede ci dice che Dio è Signore della Storia e le garantisce un senso.

 

Al mistero della divina maternità di Maria, fa riferimento la seconda lettura, la lettera ai Galati: “Quando venne la pienezza del tempo,- scrive san Paolo – Dio mandò il suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge”. Theotókos, “madre di Dio”: questo titolo è il fondamento di tutti gli altri titoli con cui Maria è venerata. Alla Madonna chiediamo la grazia di saper riconoscere nel Bambino del natale il Figlio di Dio, per poterlo seguire da discepoli nel corso dell’anno.

 

Iniziamo un nuovo anno, e la liturgia, mentre invoca su di noi la benedizione divina, ci fa chiedere il dono della pace. Questo tema riecheggia nella liturgia di questi giorni del Natale e nella prima lettura di stasera: "Il Signore ti conceda pace". E anche noi ci soffermiamo su di esso, ricordando la 55^ Giornata mondiale per la pace che impegna tutta la Chiesa a pregare per questa intenzione.

 

Natale è messaggio di pace

Iniziamo col dire che il tema della pace non è solo un tema della politica o di dottrina sociale; non interessa solo i movimenti pacifisti connotati ideologicamente. È un tema di spiritualità cristiana che scaturisce dalla contemplazione del Natale, è un aspetto fondamentale della vita che il cristiano deve sentire come suo impegno, come una consegna evangelica. Dalla pace – intesa come assenza di guerre – dipende la vita e il benessere di centinaia di migliaia di persone e di intere nazioni; dalla pace intesa come spirito di pace dipendono la serenità, la gioia, le buone relazioni tra le persone, la convivenza pacifica e serena.

Credo che se volessimo riassumere in una sola parola, in una sola idea ciò che la gente desidera più fortemente, dovremmo proprio parlare della pace. Tutti vogliamo pace; il problema emerge a livelli diversi, ma torna spessissimo: bisogno di pace in famiglia, / …pace sul lavoro (di questi tempi, specialmente…./  pace nella comunità cristiana, e, soprattutto pace in se stessi. I fedeli, gli uomini e le donne, tutti aspiriamo aspirano alla pace, anche in questo natale.

 

Anche il tema della pace tra i popoli è sempre di grande attualità, e lo è anche in questo Natale, benché la nostra percezione e il nostro interesse non siano sempre identici. Non tutte le guerre purtroppo ci riempiono di sdegno, di preoccupazione o di apprensione allo stesso modo. In realtà la situazione internazionale attuale è segnata da numerosi e sanguinosi conflitti in atto, da minacce di guerra, da focolai di tensione, da svariate forme di terrorismo e di criminalità, da fondamentalismi e fanatismi, dalla corsa agli armamenti nucleari.

Pertanto ci chiediamo: Quale messaggio viene dal presepe, dal mistero della natività, al tema della pace, al nostro desiderio e bisogno di pace?

Gesù Cristo, il "principe della pace"

Che il Natale sia chiaramente un avvenimento di pace è evidente, al punto che anche chi non riconosce Gesù come Figlio di Dio, canta il natale come festa della pace. In questo caso, certamente, la pace viene suggerita, prende spunto,  da elementi esteriori e marginali, come il paesaggio invernale, piuttosto che da immagini bucoliche di agnelli e pastori, o anche dal calore e dalla tenerezza che comunicano ogni immagine di maternità.

Noi credenti abbiamo però anche altre certezze che cogliamo nella Parola di Dio. Vediamole.

 

Il bambino che nasce a Betlemme è stato profetizzato da Isaia come “il principe della pace” come colui che è il detentore della pace ed e capace di comunicare questo valore di cui ogni uomo non può fare a meno. E la nascita di Gesù è effettivamente annunciata dagli angeli ai pastori con parole che inneggiano contemporaneamente alla gloria di Dio e alla pace per gli uomini.

Possiamo dire che il primo canto natalizio della storia, quello che stabilisce il tono spirituale del natale, ci dice dunque che scopo del natale è la pace, da intendersi nel senso biblico: molto più della semplice assenza della guerra, ma: un mondo in cui regnano la fiducia e la fraternità, in cui non ci sono paura, indigenza, inganno e falsità.

 

Prima però il canto degli angeli parla di una cosa senza la quale a lungo andare non ci può essere pace: parla della gloria di Dio: “Gloria a Dio ….e pace in terra”. Vale a dire: la pace degli uomini discende-deriva dalla Gloria di Dio. Chi rende gloria a Dio, e quindi lo riconosce come il principio vitale e ispiratore della sua vita e delle sue scelte, non potrà non essere anche uomo di pace, operatore di pace. Al contrario, possiamo dire, dove tra gli uomini non si rende gloria a Dio, lì neppure l’uomo a lungo andare viene onorato, cioè rispettato nella sua sacralità.

 

La pace degli uomini e la pace di Dio

È significativo poi il fatto che l’evangelista Luca contrapponga la pace romana dell’Imperatore Augusto alla pace portata da questo bambino che è il Figlio di Dio.  Cesare Augusto, l’imperatore che si faceva chiamare “salvatore”, famoso per aver portato - con la forza -  la Pax Romana in tutte le terre sottoposte al dominio romano. Eppure – sembra dirci l’evangelista Luca - questo bambino, nato in un oscuro e distante angolo dell’impero, lui – non Cesare Augusto - stava per offrire al mondo una pace molto più grande, veramente universale nei suoi scopi e trascendente ogni limite di spazio e di tempo.

 

Anche la nostra odierna aspirazione alla pace dovrà pertanto  tenere conto di quanto abbiamo detto. Gesù è il principe della pace, la pace vera va chiesta come dono a lui; saremo veri operatori di pace rispettosi della dignità di ogni essere umano solo se contemporaneamente riconosceremo la gloria di Dio rivelata in Cristo; e, infine: la vera pace non è mai stata e mai sarà quella imposta dalla forza (dell’arroganza, del potere che si ha, delle armi o dei potenti) ma quella che scaturisce dal riconoscimento di essere, in Dio, un’unica famiglia.

Il Natale è quindi un mistero rivelatore della pace e impone dunque agli uomini che lo accolgono, un impegno di pace; ci invita ad essere operatori di pace.

 

Non si può vivere il Natale, non si può celebrare questo mistero, non si può partire dal presepio di Gesù senza giurare al Signore che, secondo il nostro compito e il nostro posto, noi saremo operatori di pace. 

Facciamo dunque pace: facciamo passi di pace, gesti di pace.

Arriveremo davvero al cuore del natale. Il Signore nascerà davvero. Nella nostra vita.

 

Tre strumenti per edificare una pace duratura

Il messaggio del papa di quest'anno è dedicato agli strumenti per edificare una pace duratura. Vi invito a leggerlo, se potete. Scrive il Papa:

"Vorrei proprorre tre vie per la costruzione di una pace duratura". Quali sono?

Anzitutto il dialogo tra generazioni, ovvero: le grandi sfide sociali e i processi di pacificazione non possono fare a meno del dialogo tra gli anziani (i custodi della memoria) e i giovani (quelli che portano avanti la storia). Solo questa può essere la base per la realizzazione di progetti condivisi.

In secondo luogo l'istruzione e l'educazione come motori della pace. Istruzione ed educazione sono le fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza, progresso. Da qui l'invito ai governi ad elaborare politiche economiche che riducano le spese belliche, a favore di investimenti nell'istruzione come fattore di libertà, responsabilità, sviluppo.

Infine promuovere e assicurare il lavoro, dice il Papa, poichè il lavoro è una necessità, è il luogo dove si impara a dare il proprio contributo per un mondo più vivibile e bello. Purtroppo la pandemia ha aggravato la situazione occupazionale. Da qui l'invito a unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni, affinchè ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società.

 

Sono, questi, prospettive e impegni che possono trovare attuazione a livelli diversi, ovviamente. Il messaggio del Papa è rivolto principalmente a chi detiene le leve del potere economico e politico, a chi può essere determinante nelle scelte e nelle impostazioni. E tuttavia il Papa Francesco auspica "che siano sempre più numerosi coloro che, senza far rumore, con umiltà e tenacia, si fanno giorno per giorno, artigiani di pace". Infatti c'è "un'architetura" della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c'è un "artigianato" della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona". Tutti, quindi, possiamo collaborare.

 

Che il Signore ci aiuti, ad essere sempre e comunque, in questo anno, operatori e costruttori di pace.

+ Egidio, vescovo

Dettagli